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martedì 28 settembre 2010

Mutatis mutandis

Mutatis mutandis è un modo di dire latino che tradotto significa: cambiare le cose che si devono cambiare.
Si usa quando si fa un confronto tra due fatti,  tra due situazioni  per porre in evidenza che, cambiati alcuni elementi, tutto resta praticamente immutato.
Ad esempio se il Paese A aggredisce il Paese B che inevitabilmente soccombe, si osserva che  mutatis mutandis, altro non è che la celeberrima frase del lupo e dell’agnello.
Per coloro che non sanno il latino, appare  è un modo di dire che certamente può indurre a vistosi equivoci, evocando, del tutto fuori posto capi di abbigliamento intimo.
Perciò nel caso si incontrasse un interlocutore che non conosce il latino, quest’ultimo potrebbe mettersi a  sonoramente a ridere
In conclusione si usa quando si fanno analogie, confronti, paragoni, per indicare che al di là delle differenze formali, la sostanza delle cose resta in sostanza la stessa
  

sabato 25 settembre 2010

Placebo

Questo termine (placebo futuro semplice del verbo placeo- places-placui-placitum-placere) tradotto in italiano io piacerò è molto usato in medicina e farmacologia.
Quando è messa al commercio una nuova molecola  è necessario procedere a varie sperimentazioni che culminano in una fase finale in cui si scelgono alcuni pazienti volontari.
Di questi alcuni assumono il prodotto in via di sperimentazioni ed altri il placebo cioè in sostanza acqua fresca : tutto ciò al fine di rapportare il prodotto in termini scientifici con sostanze innocue ed inerti come l’acqua.
Ma qual è dunque l’origine di questo termine ricorrente?
Per accontentare malati immaginari, i medici talvolta prescrivono dei farmaci che non contengono alcuna sostanza attiva.
Ne deriva una suggestione che influisce sul morale del paziente, in senso benefico.
E’ famoso il caso ad esempio di una signora che confessò d’essersi sentita meglio dopo che aveva cominciato a prendere, secondo la ricerca del medico, tutte le mattine dieci gocce di acqua
L’effetto placebo molte volte è prodotto  molte volte anche dalla presenza rassicurante di un medico che di per sé per molti medici può essere una vera e propria medicina.

giovedì 23 settembre 2010

La poesia siciliana

Un po' di storia in pillole!

Con il secolo XI la vita economica e sociale si espande talmente che si assiste ad un vasto incremento anvhe nel campo dei rapporti linguistici e culturali, producendo alcuni fenomeni che vanno al di là di una stretta distinzione tra latino e volgare.
Il latino prende vigore ed è la lingua normale dei trattati teologici e filosofici, e giuridici, avendo come centri maggiori di cultura Salerno con la famosa scuola medica e Bologna patria del diritto.
Occupa grande spazio anche il francese grazie alla diffusione carolingia (la canzone di Orlando, il Tresor di Brumetto Latini.)
Il primo ambiente dove si usò espressamente il volgare è la corte di Federico II di Svevia: nacque la poesia d’arte siciliana cui impresse un grande impulso il notaio-scrittore Giacomo da Lentini. Si hanno forme poetiche compiute costruite sui fondamenti del dialetto siciliano, ma che tiene conto anche di francesismi,, provenzalismi e sicilianismi.
Nasce quindi davvero la lingua della poesia italiana, depurata dagli idiomi strettamente dialettali, che è alla base di tutte le scuole successive.

Chi vide mai così begli occhi in viso
né si amorosi fari li sembianti,
né bocca con cotanto dolce riso?
Quand’eo li parlo, moroli davanti:
e paremi ch’i vada in Paradiso,
e tegnomi sovrano d’ogn’amanti.

 Ebbe breve durata ed in Sicilia in parallelo  nacquero anche componimenti scritti in un clima dialettale e meno dirozzati, come ad esempio quelli di Cielo d’Alcamo.

mercoledì 22 settembre 2010

Lingua italiana:i sinonimi

La padronanza della lingua italiana e così delle altre lingue si misura dalla conoscenza del vocabolario e nei termini sinonimi e contrari.
Soprattutto, nel linguaggio comune si limita il proprio vocabolario ad un numero sempre più ristretto di vocaboli, con evidente svantaggio per l’efficacia  dell’espressione e la proprietà stilistica.
La difficoltà di trovare le parole aderenti   al concetto che si esprime costringe spesso a dare al proprio pensiero  un’espressione  limitativa.
Al contrario la ricchezza del linguaggio dà freschezza, vigore ed efficacia al discorso che diventa più gradito e comprensibile per l’interlocutore.
Diamo alcuni esempi:
Casa: abitazione,dimora,alloggio, domicilio, residenza, appartamento, palazzo, tugurio, stamberga, reggia.
Scuola: insegnamento,istruzione, ateneo, accademia, ma anche studio.
Uomo: maschio, mortale, persona.
Donna: femmina,, padrona,dama, signora, gentildonna, matrona.
Come si vede  i sinonimi non sono sovrapponibili fra loro, perché ad esempio dire casa e ben diverso da reggia e magione.
Sarebbe buffo usare quindi i sinonimi con piena libertà.
Pertanto cautela nel parlare e scrivere!

lunedì 20 settembre 2010

Cosa significa essere laici

Il termine laico (sostantivo e aggettivo) assume nella lingua italiana connotazioni e sfumature diverse a secondo del contesto .
Procediamo con ordine.
Il termine introdotto da Tertulliano è largamente usato in campo ecclesiastico per definire la classe dei fedeli che non hanno preso l’ordine sacro.
Nella chiesa cattolica vi è infatti una precisa gerarchia in si si collocano in ordine :vescovi. Presbiteri, diaconi e laici e questi ultimi nel corso degli anni hanno acquisito sempre maggiore ruolo.
Non è un caso peraltro che nella chiesa quando si dice "ridotto allo stato laicale"si indenda riferirsi a coloro che per determinati ragioni non esercitino più la funzione sacerdotale, pur rimanendo nell' ambito della Chiesa.
Se si cambia contesto e si fa riferimento a quello politico .sociale il termine laico assume un’accezione ben diversa in quanto si definisce "laico" colui che si contrappone a "clericale" o comunque ,in termini storici più generali, colui che crede nella netta separazione tra Stato e Chiesa
Da questo termine derivano  poi le parole laicità e laicismo ben diverse tra loro.
Laicità è la concezione di uno stato laico vale a dire in cui non vi sia intromissione della chiesa, ma non necessariamente in contrapposizione della Chiesa di cui si riconosce il ruolo.
Laicismo invece, come tutti gli ismi, rientra nell’ambito di quelle dottrine filosofiche sviluppatesi durante la rivoluzione francese ed il Risorgimento  che hanno posto in evidenza una marcata contrapposizione nei confronti della Chiesa e del suo potere temporale.
Come vedete non tutto è semplice anche perché l’uso del termine laico qualche volta è usato a sproposito.

domenica 19 settembre 2010

Le prime testimonianze della lingua italiana

Le origini della lingua italiana, che, come è ben noto, affonda le sue radici nel latino, sono complesse ed articolate.
Quando declinò l’impero romano e la sua potenza accentratrice diminuì. Si spezzarono lentamente i vincoli che avevano stretto insieme tanti popoli diversi tra loro.
Prese a poco a poco il sopravvento il volgare e la lingua latina  assunse sempre più i connotati di una lingua dotta ed aulica.
La nascita della lingua italiana avvenne tuttavia con ritardo nei confronti di altri idiomi come ad esempio quello francese il cui primo documento “ il canone di Tours” risale all’anno 813.
Il primo testo italiano  è del 900 è la carta di Capua che è un documento notarile.
Riguarda un contenzioso tra l’abbazia di Montecassino ed alcuni signori per il possesso di alcune terre.I testimoni deposero in volgare  e il notaio riferì per ben 4 volte.
"Sao ko kelle terre per kelle fini que ki contiene, trenta anni le le possette parte sancti Benedicti"
Fra gli altri documenti dei primordi è di molto interesse anche artistico l’iscrizione su un muro della chiesa di San Clemente a Roma rappresentativo del martirio del Santo. La scritta è attribuita ad un patrizio romano che in volgare inveisce contro il Santo.

sabato 18 settembre 2010

Nemo propheta in patria

E' una locuzione in lingua latina che significa: "Nessuno è profeta in patria  L'espressione vuole indicare la difficoltà delle persone di emergere in ambienti a loro familiari; in ambienti estranei viene generalmente assunto che sia più facile far valere le proprie capacità e qualità.
E’ un’espessione tratta a dai Vangeli: tutti e quattro riportano, direttamente o indirettamente, questa frase di Gesù Cristo (traduzione CEI): nell’occasione della visita alla città di Nazareth dove partecipa alla liturgia della sinagoga ed applica a sè

  • Matteo: E si scandalizzavano per causa sua. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua».
  • Marco: Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua».
  • Luca : Poi aggiunse: «Nessun profeta è bene accetto in patria».
  • Giovanni : Ma Gesù stesso aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella sua patria.
Il contesto dell'affermazione è nei sinottici la visita di Gesù alla sua città di Nazaret, dove partecipa alla liturgia della sinagoga e applica a sé laprofezia di Isaia riguardante il dono dello Spirito Santo al Messia del Signore.
La reazione dei nazareni è di rifiuto, e lì Gesù pronuncia la frase in questione.
Invece in Giovanni l'affermazione appare nel contesto generico di un ritorno a Nazaret di Gesù dopo una festa di Gerusalemme.

Ancor oggi simile espressione viene usata da coloro che vedono il proprio operato non apprezzato da chi sta più vicino: famigliari, colleghi, amici...
Essendo il successo, la fama, come qualcosa fuori dell’ordinario, stentiamo ad attribuire queste doti ad una persona che vive la nostra stessa vita ordinaria. Le attribuiamo più facilmente a chi non conosciamo affatto e viene da lontano.
Molte sono le motivazioni , ascrivibili anche a sensi di invidia che molte volte si nutrono nei cofronti delle persone che si conoscono.

giovedì 16 settembre 2010

Avere il bernoccolo

Questo singolare modo di dire viene riferito a chi ha una particolare, non comune, predilezione per una determinata attività  e branca del sapere come  ad esempio le arti, la matematica, le lingue. La sua origine è da attribuire ad una teoria scientifica elaborata nel XVIII secolo in base alla quale era possibile conoscere il carattere e le attitudini di una persona dalla conformazione della sua testa per cui, ad esempio, in una protuberanza (un bernoccolo) del capo risiedeva una certa dote.
Questa suggestiva teoria fu coniata dal medico Franz Joseph Gall, vissuto tra il Settecento e l’Ottocento, il padre della “frenologia” (dottrina ripresa da Lombroso  secondo cui le funzioni psichiche avrebbero una particolare localizzazione cerebrale) Avrebbero sede in zone diverse del cervello; il minore o maggiore sviluppo di una parte del cranio sarebbe indice di particolari inclinazioni o qualità.
E’ una dottrina fantasiosa definitivamente accantonata dalla scienza ufficiale.
E’ rimasto tuttavia il modo di dire avere il bernoccolo ancora oggi particolarmente diffuso.



martedì 14 settembre 2010

Con le pive nel sacco

Questo modo di dire rientra nell'ambito delle espressioni polirematiche (dal greco πολι-, molti e ρημα, parola) che si riferiscono a forme composte da più parole, che sono usate come un tutto unico, come ad esempio anche a iosa, capro espiatorio, gettare ai cani, cadere dal cielo Il termine pive è una designazione generica per vari strumenti musicali a fiato come il piffero, lo zufolo e in particolare la cornamusa.

Il detto deriverebbe dall'antica usanza militare ancora diffusa di suonare la tromba o la cornamusa durante le marce di trionfo dopo una vittoria.
In caso di sconfitta l'esercito si ritirava invece in silenzio, senza suonare gli strumenti musicali che rimanevano chiusi negli appositi sacchetti di custodia oppure negli zaini dei soldati (nel sacco).
Una seconda ipotesi vede invece l'origine del modo di dire in un'usanza tipica del periodo natalizio, quando gli zampognari girano per il paese suonando cornamuse, zampogne o ciaramelle per raccogliere denaro alle porte delle case. Anticamente si accettavano anche doni di altro tipo, come cibo e vestiti, che venivano riposti in un sacco di iuta. Se si ricevevano pochi doni, nel sacco semivuoto c'era abbastanza spazio per mettere anche le pive.
L'espressione italiana con le pive nel sacco, spesso utilizzata in congiunzione con forme verbali predefinite come nelle frasi «ritornare, rimanere, ritirarsi con le pive nel sacco,significa dunque delusione e umiliazione per non aver ottenuto ciò che si voleva.

 

 

 

 



domenica 12 settembre 2010

Pecunia non olet

E’ difficile trovare qualcuno che non abbia utilizzato  i servizi igienici pubblici per esigenze fisiologiche.

Ebbene questi ambienti oggi chiamati Toilettes un tempo erano denominati "Vespasiani", a ricordo del fatto che l’imperatore Vespasiano (9dc -79dc) avesse elevatouna tassa sul loro utilizzo da parte dei cittadini.

In tale contesto sembra sia nata la citazione Pecunia non olet che tradotta significa il denaro non puzza.

La leggenda vuole appunto che questa frase fosse attribuita a Vespasiano a cui il figlio Tito aveva rimproverato appunto la famigerata tassa sui servizi pubblici

Ma perché una tassa? All’epoca le urine servivano per estrarre l’ammoniaca usata per la concia delle pelli.

Si narra che Tito tirasse alcune monete in uno dei bagni proprio in segno di sfida al padre che le raccolse e portandole vicino al naso pronunciò le fatidiche parole

E’ una citazione che si è tramandata nei secoli ed è usata ironicamente per porre in evidenza che, qualunque sia la sua provenienza, il denaro è sempre denaro.

sabato 11 settembre 2010

Reggere il moccolo

E’ una delle tantissime frasi idiomatiche di cui è ricchissima la nostra lingua.
L'espressione "reggere il moccolo" si usa per dire di qualcuno che si trova, per esempio, con una coppia di sposi o di fidanzati, per intendere che è un terzo incomodo.
L'origine di questa locuzione è bene descritta, alla fine dell'800, dallo studioso Pico Luri da Vassano, in una raccolta di proverbi e motti pubblicati con lo pseudonimo di LudovicoPassarini:
"Anticamente in fatto di amori furtivi e notturni, e in altre opere ladre, i grandi signori si facevano tenere il lume dal servo più fido. Un lume e un aiuto ce lo voleva per iscalar muri, traversar viottoli, scoprir agguati ecc. Il servo dovea tenere il lume, vedere, ed essere muto e anche sordo".
In altre parole, chi usciva di notte, per andare alla ricerca di amori furtivi, aveva la necessità di un lume che gli rischiarasse il cammino. E ogni signorotto aveva il proprio servo a fargli luce, cioè a reggere una candela..
Abbiamo un interessante frase corrispettiva nella lingua anglosassone
"to feel like a third wheel"
Mi sento come una terza ruota cioè un terzo incomodo.

In romanesco, l'espressione "reggere er moccolo" indica l'imbarazzante situazione di una terza persona in mezzo ad un momento di intimità di una coppia di innamorati. L'espressione deriva dal rituale del matrimonio ebraico: gli sposi celebrano le proprie nozze stando sotto la huppàh, un baldacchino che rappresenta la loro futura casa. Sotto il baldacchino è ammesso anche il fratello maggiore dello sposo la cui unica funzione è tenere in mano una torcia accesa che in gergo romano si dice appunto "er moccolo".

venerdì 10 settembre 2010

Ubi maior minor cessat

Il celebre detto ubi maior minor cessat sembra buffo ed appartenente al linguaggio dell’Azzecca garbugli di manzoniana memoria.
Basti pensare peraltro al verbo latino cessat (terza persona del verbo della prima coniugazione cesso-cessas-cessavi-cessatum-cessare) che per un profano del latino potrebbe indurre ad altri significati.
Eppure è un detto famoso e di grande valenza anche dal punto di vista sociale.
Tradotto letteralmente, significa «dove vi è il maggiore, il minore decade». Cioè: «in presenza di quel che possiede più valore e importanza, quel che ne tiene meno perde la propria rilevanza».
Un conflitto di qualunque natura si risolve nell’affermmazione secondo cui l’ inferiore perde le proprie prerogative a favore di quella superiore
Nel diritto, grande riscontro si ha nel caso in cui si verifichi ad esempio un conflitto tra una norma comunale e una legge statale: allora la normativa di rango minor (quella comunale) cessat (decade, soccombe, non ha più valore) di fronte alla maior (quella statale).
Oggi la locuzione può possedere in certi casi connotazioni di tipo politico, etico o ideologico, quando viene usata per sancire un giudizio o per impostare gerarchie di valore,oppure può prevalere anche la connotazione di tipo ironico.
Nel linguaggio comune questa espressione latina viene spesso utilizzata dunque con ampie variazioni di significato. Nella maggior parte dei casi serve a indicare come, in un rapporto di forza, il più debole (in termini fisici, ma anche sportivi, intellettuali, economici, di status o comunque di potere) debba cedere di fronte al più forte.Per estensione, viene anche impiegata per giustificare la scelta di un'esigenza (o anche di un bene) maggiore rispetto a una minore. .
La sentenza di matrice latina assume anche un significato di fatalità.
Può essere usata quando si presenta una questione urgente e quella meno importante, per forza di cose, passa in secondo ordine.

martedì 7 settembre 2010

Per il rotto della cuffia

La lingua italiana, al pari di altre lingue, è ricca di frasi idiomatiche o meglio di modi di dire peculiari , come ovvio che sia, delle lingue di riferimento.
Infatti è veramente ardua una traduzione di un modo dire particolare in un’altra lingua.Perde ogni significato ed a volte sembra ridicola , priva di ogni senso logico.
Nell’ampio coacervo di questi modi dire appare
Per il rotto della Cuffia
che significa:
"Salvarsi o uscire da una situazione per il rotto della cuffia vuole dire cavarsela da una situazione molto difficile all' ultimo istante."
La provenienza è molto dubbia e siriportano alcune interpretazioni:

Una probabile spiegazione della locuzione per il rotto della cuffia è riportata nel Vocabolario della lingua italiana curato da N. Zingarelli (edizione 2002), sotto la terza accezione della voce cuffia, dove si legge:

«Nell'armatura antica, parte della cotta di maglia indossata sotto l'elmo o la cervelliera. Copricapo di cuoio o pelle imbottita indossato sotto la celata. Uscire per il rotto della cuffia,cavarsela alla meglio, a malapena (probabilmente perché nelle giostre medievali i colpi assestati sulla cuffia erano ritenuti validi).
Ad esempio nell' antico gioco della Quintana, che viene replicato ai giorni nostri nella seconda domenica di settembre a Foligno, è ripresa una gara medioevale che consiste nel colpire con una lancia un fantoccio rotante che raffigura un saraceno, senza poi esserne colpiti. I giudici considerano valido il colpo di quel cavaliere che, dopo aver colpito il fantoccio è appena sfiorato sulla cuffia messa a protezione della testa.
Esiste un'altra interpretazione che conserva comunque il significato di 'passare in qualche maniera', "passare di straforo" fa riferimento ad un altro senso della parola cuffia: 'parte della cinta di una città'.
Quindi passare per il rotto della cuffia coinciderebbe a 'passare attraverso una piccola breccia aperta nelle mura'.

domenica 5 settembre 2010

Scrivere una lettera è un'arte

La lettera è uno strumento fondamentale sin dall’antichità per comunicare con una o più persone interessate nel contesto di un rapporto pubblico o privato.Sono tante le ragioni per scrivere una lettera: presentare delle scuse, annunciare un pensionamento, una cresima, un battesimo, inviare un invito, annunciare un trasloco, una nascita, fare gli auguri di compleanno,di matrimonio, giubileo, o ancora per dichiarare il proprio amore, per la festa della mamma, congratularsi per un esame, fare le condoglianze, augurare Buon Natale, Buon Anno, inviare dei saluti.
Scrivere una lettera significa dedicare del tempo alla persona a cui si scrive. Per questo ricevere una lettera fa sempre piacere. Con una lettera ben scritta vi presentate al meglio al destinatario e attirate la sua attenzione.
Con i nostri consigli, suggerimenti e trucchi potete trovare le parole giuste per ogni occasione e scrivere delle lettere che abbiano un senso.
Si distinguono diversi tipi di lettera a seconda del mittente (un privato, un'azienda, un ente) e del destinatario, dello scopo e del contenuto del messaggio. In base allo stile, una lettera può essere formale o informale.
. Spesso hanno forma di lettera anche i telefax e le e-mail o i messaggi di posta elettronica. Abbastanza diversi sono i messaggi per telescrivente (telex) e per telegrafo (telegrammi) che, come le lettere, fanno parte della corrispondenza postale. Ben distinte sono anche le cartoline. Una lettera scritta in forma letteraria com lettera aperta si dice epistola ed un libro formato da una raccolta di lettere si dice epistolario.
Vi sono vari tipi di lettere formali ed informali
Tra le prime rientrano alcuni tipi come: notifica,circolare, domanda (a un ente),lettera commerciale,lettera di presentazione,lettera aperta,lettera d'intenti,lettera di protesta,lettera pubblica,lettera legale,curriculum,fatture -promemoria, lettera di ringraziamento
Tra le informali vi sono quellei di auguri,di condoglianze, d'invito (diversa dal biglietto d'invito, che spesso si stampa),di ringraziamento,di vacanze,di felicitazioni,quelle in cui si parla di fatti personali senza un'occasione specifica.
Esamineremo prossimamente i vari tipi di lettera e le relative modalità.
E’ evidente che in questo settore si può parlare di una vera e propria modulistica; ma è altrettanto evidente che la redazione di una lettera ha sempre qualcosa di personalizzato e di originale.
Insomma scrivere una lettera è anche un'arte!

sabato 4 settembre 2010

Dura Lex sed Lex

Non è casuale che la prima citazione riportata su questo blog sia

Dura Lex sed Lex
La citazione tradotta in italiano dal latino “dura legge, ma legge” fa minore effetto ed è senza dubbio non altisonante.
E’ comunque una frase celebre di grande civiltà che è alla base del sano vivere in comune.
Senza il rispetto delle leggi, senza riconoscere infatti che la legge, anche se dura, è sempre legge,l’essere umano cade inevitabilmente nell’anarchia, nell’ affermazione sconsiderata da parte di chi vuole prevalere a tutti i costi, calpestando gli altri e le cose altrui.
Certo vi sono situazioni diverse, a seconda se si viva in un paese democratico, oppure in uno Stato totalitario o peggio ancora con apparenza democratica, ma di fatto autoritario.
Allora in quel caso è difficile rispettare leggi inique e può prendere piede anche la disobbedienza civile.

venerdì 3 settembre 2010

Le ragioni di questo blog

Perchè un blog sulle curiosità mitologiche storiche e lessicali?
Che senso ha ed è di qualche utilità?
Non sembra indulgere su temi sofisticati ed appartenenti al dominio dell'accademia della crusca" e ad argomenti dai più considerati passatistici.
Ho seguito corsi universitari a carattere scientifico, ma posso affermare che mi è stata di grande utilità una conoscenza adeguata dell'italiano e delle sue radici: una lingua spesso bistrattata e non sempre perfetta nella sua espressione da parte di molti, come peraltro è purtroppo documentabile a molti livelli ivi compresi quella della comunicazione.
Una conoscenza più approfondita della lingua, la ricerca etimologica,la comparazione con altri idiomi. non solo può contribuire ad una maggiore acculturazione, ma amplia i nostri orizzonti verso dimensione più larghe consone all'epoca della globalizzazione.
Insomma una visione umanistica della vita, anche se può sembrare anacronistica non lo è affatto, anzi può essere un modello di riflessione anche per le future generazioni.
Il blog non trascurerà suggerimenti pratici ed utili nella vita di ogni giorno come ad esempio il modo di parlare e di scrivere unalettera etc
Non è un caso richiamare una citazione già coniata nel periodo barocco" i metalli si riconoscono dal suono,e gli uomini dalle parole"
E per questo motivo si avvia questo blog che consenta con una frequenza quasi giornaliera di andare alla radice delle parole e del loro signicato.
non mancheranno anche citazioni celebri di vari autori che illumineranno sulle vicende della vita di tutti.
Si ringrazia anticipatamente per un fecondo contributo di idee ed opinioni da parte di tutti.