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venerdì 10 settembre 2010

Ubi maior minor cessat

Il celebre detto ubi maior minor cessat sembra buffo ed appartenente al linguaggio dell’Azzecca garbugli di manzoniana memoria.
Basti pensare peraltro al verbo latino cessat (terza persona del verbo della prima coniugazione cesso-cessas-cessavi-cessatum-cessare) che per un profano del latino potrebbe indurre ad altri significati.
Eppure è un detto famoso e di grande valenza anche dal punto di vista sociale.
Tradotto letteralmente, significa «dove vi è il maggiore, il minore decade». Cioè: «in presenza di quel che possiede più valore e importanza, quel che ne tiene meno perde la propria rilevanza».
Un conflitto di qualunque natura si risolve nell’affermmazione secondo cui l’ inferiore perde le proprie prerogative a favore di quella superiore
Nel diritto, grande riscontro si ha nel caso in cui si verifichi ad esempio un conflitto tra una norma comunale e una legge statale: allora la normativa di rango minor (quella comunale) cessat (decade, soccombe, non ha più valore) di fronte alla maior (quella statale).
Oggi la locuzione può possedere in certi casi connotazioni di tipo politico, etico o ideologico, quando viene usata per sancire un giudizio o per impostare gerarchie di valore,oppure può prevalere anche la connotazione di tipo ironico.
Nel linguaggio comune questa espressione latina viene spesso utilizzata dunque con ampie variazioni di significato. Nella maggior parte dei casi serve a indicare come, in un rapporto di forza, il più debole (in termini fisici, ma anche sportivi, intellettuali, economici, di status o comunque di potere) debba cedere di fronte al più forte.Per estensione, viene anche impiegata per giustificare la scelta di un'esigenza (o anche di un bene) maggiore rispetto a una minore. .
La sentenza di matrice latina assume anche un significato di fatalità.
Può essere usata quando si presenta una questione urgente e quella meno importante, per forza di cose, passa in secondo ordine.

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