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sabato 11 settembre 2010

Reggere il moccolo

E’ una delle tantissime frasi idiomatiche di cui è ricchissima la nostra lingua.
L'espressione "reggere il moccolo" si usa per dire di qualcuno che si trova, per esempio, con una coppia di sposi o di fidanzati, per intendere che è un terzo incomodo.
L'origine di questa locuzione è bene descritta, alla fine dell'800, dallo studioso Pico Luri da Vassano, in una raccolta di proverbi e motti pubblicati con lo pseudonimo di LudovicoPassarini:
"Anticamente in fatto di amori furtivi e notturni, e in altre opere ladre, i grandi signori si facevano tenere il lume dal servo più fido. Un lume e un aiuto ce lo voleva per iscalar muri, traversar viottoli, scoprir agguati ecc. Il servo dovea tenere il lume, vedere, ed essere muto e anche sordo".
In altre parole, chi usciva di notte, per andare alla ricerca di amori furtivi, aveva la necessità di un lume che gli rischiarasse il cammino. E ogni signorotto aveva il proprio servo a fargli luce, cioè a reggere una candela..
Abbiamo un interessante frase corrispettiva nella lingua anglosassone
"to feel like a third wheel"
Mi sento come una terza ruota cioè un terzo incomodo.

In romanesco, l'espressione "reggere er moccolo" indica l'imbarazzante situazione di una terza persona in mezzo ad un momento di intimità di una coppia di innamorati. L'espressione deriva dal rituale del matrimonio ebraico: gli sposi celebrano le proprie nozze stando sotto la huppàh, un baldacchino che rappresenta la loro futura casa. Sotto il baldacchino è ammesso anche il fratello maggiore dello sposo la cui unica funzione è tenere in mano una torcia accesa che in gergo romano si dice appunto "er moccolo".

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