Vediamone il perché.
L’espressione fa riferimento alla battaglia di Ascoli Satriano combattuta nel 279 a.C nell’ambito del conflitto romano tarantino per il controllo della Magna Grecia e si riferisce in particolare a re Pirro dell'Epiro, che sconfisse i Romani a Heraclea e Ascoli Satriano rispettivamente nel 280a.C e nel 279.C, ma sostenendo perdite così alte da essere in ultima analisi incolmabili, e condannando il proprio esercito a perdere la guerra.
Parlano diffusamente Plutarco e lo storico ed apologeta romano Paolo Orosio di questo evento che indica come vittoria di Pirro una battaglia vinta ad un prezzo troppo alto per il vincitore.
Anche se è di norma associata a una battaglia militare, il termine è per analogia traslato negli affari, nella politica, nella giurisprudenza o nello sport per descrivere una lotta dove il vincitore ne esca sostanzialmente male.
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