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mercoledì 4 maggio 2011

Quod scripsi scripsi


Nel vangelo di Giovanni (raffigurato da Bosch nel riquadro) si narra che Pilato, dopo aver fatto crocifiggere Gesù, fece apporre alla croce, come motivazione della condanna, una tavoletta con la scritta "Gesù Nazareno, re dei giudei" in ebraico, latino e greco, realizzando involontariamente una profezia messianica. I sommi sacerdoti gli dissero: "Non scrivere 'Il re dei giudei', ma che costui ha detto: 'Io sono il re dei giudei'". Pilato sbrigativamente rispose: "Quod scripsi, scripsi", facendo loro capire con tale risposta che non intendeva ritornare sulla decisione presa.
Fu in sostanza un atto d’orgoglio e di decisionismo da parte di Pilato che si er distinto nel corso del processo a Gesù per la sua remissività nei confronti degli Ebrei.

La locuzione latina tradotta come  ciò che ho scritto, ho scritto  è molto usata in italiano ed anche  nelle altre lingue  per dire che la decisone presa è irrevocabile e non suscettibile di modifiche.
Un'altra citazione analoga, ma che presenta tuttavia sfumature diverse può essere quel che è fatto è fatto.

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