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sabato 1 gennaio 2011

Per un punto Martino perse la cappa

Questo modo di dire è molto frequente  e viene usato oggi per indicare la perdita, per una disattenzione, di qualcosa d'importante e di desiderato.
 In termini più generali sta ad indicare anche como un errore trascurabile possa essere  determinante e modificare alche il corso della storia.
Veniamo alle origini del celebre proverbio “ Per un punto Martin perse la cappa”
Non vi sono pareri unanimi al riguardo, anzi la questione è molto controversa e dibattuta.
C’è chi afferma che il punto sia quello che si conta nei giochi di dadi o di carte; vi fu appunto  un  certo Martino che, per un solo punto, perse non  solo la partita ma tutti i suoi averi, cappa (mantello) compresa.
Altri dicono che il punto sia quello fatto con ago e filo nella stoffa; il cavaliere Martino ordinò una cappa ad un sarto, volendo però che la cucisse in fretta. Il sarto obbedì, ma proprio a causa della fretta si dimenticò di mettere il “punto” di chiusura del filo che Teneva insieme il mantelloC’è teneva insieme il mantello.
Così Martino, dopo una breve galoppata, per colpa delle sue impazienti pretese perse la cappa.
Infine, ed è questa l’ipotesi più accreditata, si intende come “punto” il segno di scrittura.
Piccolo, apparentemente insignificante, è invece fondamentale per la comprensione degli scritti. Frate Martino priore di un importante monastero ricevette dai superiori l’incarico di scrivere sul portone d’ingresso la frase ospitale
“ Porta patens esto. Nulli caudato honesto
Ovvero: la porta sia aperta. A nessuno onesto si chiuda.
Ma per distrazione Martino spostò il punto e così la frase risultò:
Porta patens esto nulli. Claudatur honesto.
Cioè: la porta sia aperta a nessuno. Si chiuda all’onesto.
Martino per questo errore fu cacciato dai suoi superiori che l’obbligarono , per colpa di quel “punto”, ad abbandonare la “cappa”, cioè il mantello simbolo della sua carica.

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